La tiroidite di Hashimoto prende il nome dal medico giapponese che per primo la descrisse nel 1912, è una delle forme più comuni di patologia tiroidea.
Si tratta di un problema estremamente frequente nella popolazione generale, se pensiamo che nella seconda decade di vita circa l’1-2% della popolazione ne è affetta, percentuali che si innalzano fino al 4-5% nelle fasce più avanti con gli anni.
E’ una patologia prettamente femminile, in quanto il rapporto femmine-maschi è circa 10 a 1;
Come dice lo stesso termine, Malattia cronica autoimmune, consiste nella genesi autoimmunitaria, perché il sistema immunitario del paziente forma degli anticorpi diretti e rivolti contro alcuni costituenti della cellula tiroidea, un attacco che è anche cellulo-mediato che porta a una distruzione lenta della tiroide, determinata dal proprio sistema immunitario.
La tiroidite di Hashimoto si diagnostica molto semplicemente facendo delle analisi del sangue, infatti la presenza degli anticorpi Anti-tiroide Positivi ci fa porre subito la diagnosi di Tiroidite Cronica Autoimmune.
Il danno è possibile vederlo anche tramite ecografica: tecnica che ci permette di vedere i dettagli strutturali della tiroide, e in questo caso identifica il quadro e il grado di danno tiroideo.
Nel video che segue, è possibile vedere ecograficamente se il paziente è affetto da tiroidite, ovvero se compaiono all’interno della tiroide delle zone scure , che sono appunto gli esiti fibrotici e anche l’infiltrato del materiale infiammatorio che è stato responsabile del danno tiroideo;
E’ importante sottolineare come la Tiroidite di Hashimoto non sia sinonimo di malattia, perché nella maggioranza dei casi a questa non si accompagna subito un danno funzionale tale da dare esito ad un Ipotiroidismo bensì si manifesta con una riduzione della funzione della tiroide, condizione messa in evidenza solo tramite analisi del sangue.
Ciononostante chi ha degli Anticorpi Positivi ma una funzione tiroidea ancora normale, è chiamato ogni tanto a controllare la funzione tiroidea perché essendo il danno cronico, potrebbe appunto a lungo andare esitare in un Ipotiroidismo; a maggior ragione per le donne che si apprestano ad avere una gravidanza, o comunque durante la stessa: in queste particolari fasi, il fabbisogno degli ormoni tiroidei aumenta perché c’è la presenza del feto;
Spesso chi ha una tiroide autoimmune può esitare in un Ipotiroidismo, e per questo è importante che venga trattata subito.
In ogni caso, si sottolinea come sarebbe il caso di non andare a monitorare gli anticorpi, poiché averne in grandi quantità spesso è causa di stress per i pazienti, che si troverebbero nelle analisi numeri molto elevati che porterebbero a una preoccupazione infondata visto che il titolo anticorpale non si deve guardare come numero in sé per sé, ma esprime soltanto il fatto che ci sia in corso un processo autoimmune.