Aree di intervento » Cura delle disfunzioni causa di obesità
L’obesità oggi è definita sulla base del calcolo dell’indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI) che consiste nel rapporto del peso espresso in chilogrammi diviso il quadrato dell’altezza espressa in metri. Valori di BMI fino a 25 Kg/m2 sono considerati normali, valori compresi tra 25 e 29,9 indicano i soggetti in sovrappeso, valori superiori a 30 sono diagnostici di obesità. L’obesità è caratterizzata da un aumento eccessivo della massa adiposa, dovuto ad un aumento del volume degli adipociti (obesità ipertrofica) e/o del numero degli adipociti (obesità iperplastica).
L’obesità viene distinta in primaria o essenziale quando non è dovuta a disfunzioni endocrino-metaboliche e secondaria quando è invece causata da malattie endocrino-metaboliche o da sindrome genetica. La maggior parte delle obesità non riconoscono una causa ben definita, sono classificate come essenziali, e sono determinate da una stretto rapporto tra genetica (ridotto metabolismo) ed ambiente (eccessivo introito calorico, scarsa attività fisica). D’altro canto le malattie endocrine che possono associarsi a sovrappeso ed obesità sono la Sindrome di Cushing, il deficit di GH, l’ipopituitarismo, l’ipotiroidismo, l’ipogonadismo, la Sindrome dell’ovaio policistico, l’insulinoma. Le malattie genetiche in cui è comune il riscontro di obesità sono invece presenti alla nascita; le più note sono rappresentate dalla Sindrome di Prader-Willi, la Sindrome di Laurence-Moon-Biedl, la Sindrome di Alstrom, la Sindrome di Down e la Sindrome di Wolfram.
L’obesità rappresenta uno squilibrio del bilancio energetico che consiste in un aumento dell’energia introdotta ed in una diminuzione dell’energia spesa; quando l’energia introdotta eccede il dispendio si parla di bilancio energetico positivo cui consegue un accumulo di lipidi negli adipociti. Il consumo energetico giornaliero coinvolge tre fattori: il metabolismo basale (controllato geneticamente e diverso da individuo a individuo), l’effetto termico dell’esercizio fisico e quello dell’alimentazione. Il metabolismo basale contribuisce per il 70% alla spesa energetica, l’attività fisica copre mediamente il 20%, mentre il dispendio legato al metabolismo degli alimenti contribuisce per meno del 10%. La presenza di obesità perpetra un circolo vizioso legato al peggioramento dell’insulino-resistenza ed alla conseguente iperinsulinemia. Il tessuto grasso non è infatti solo un deposito di lipidi ma un vero e proprio tessuto endocrino in grado di elaborare una serie di ormoni che hanno sia un’azione infiammatoria ed aterogena (concorrono alla formazione della placca aterosclerotica, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari) che una potente azione di riduzione della sensibilità insulinica (TNFa, IL-6, Resistina, etc).
L’obesità può presentare una distribuzione prevalentemente androide o ginoide. L’obesità androide è caratterizzata da una distribuzione del grasso soprattutto in sede addominale ed è ben quantificata attraverso una semplice ma fondamentale misurazione che è quella relativa alla circonferenza addominale. Una circonferenza della vita superiore a 88 cm nella donna ed a 102 cm nell’uomo costituisce un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per la presenza di insulino-resistenza.
L’obesità, al pari del diabete, è legata a complicanze croniche rappresentate da malattie del sistema cardiovascolare (ipertensione arteriosa, cardiopatia ipertensiva ed ischemica, scompenso cardiaco, vasculopatia cerebrale), del metabolismo (diabete, dislipidemie, iperuricemia), del fegato (steatosi, steatoepatite, calcoli della colecisti), malattie respiratorie (bronchite cronica ostruttiva, OSAS), malattie osteoarticolari (osteoartrosi, osteoporosi), malattie neuro-psichiatriche (sindrome ansioso-depressiva, alterazioni del tono dell’umore, depressione) e financo maggiore predisposizione ad alcune forme tumorali (carcinoma del colon-retto, carcinoma dell’utero e della mammella).
La terapia dell’obesità schematicamente consta di soluzioni dietetico-comportamentali (modificazioni delle abitudini alimentari e dello stile di vita), farmacologiche e chirurgiche (nei casi più gravi).